Il primo catalogo generale del Consorzio Aquamat è finalmente realtà!
Un importante strumento di lavoro, operativo e strategico, utile alla rete commerciale dei nostri punti vendita in Italia.
Oltre 360 pagine dalla grafica accattivante e moderna, ricche di immagini, tabelle dimensionali e informazioni tecniche sui prodotti. L’indice iniziale suddivide il catalogo in 11 sezioni che corrispondono agli 11 canali di vendita in cui i prodotti trovano mercato. Ogni canale di vendita viene identificato con un colore ben preciso che semplifica la lettura da parte dell’utente e rende più immediato il collegamento “prodotto-settore”.
Queste sono solo alcune delle caratteristiche distintive del nuovo catalogo che aiuterà i clienti a comprendere meglio la vastità della gamma prodotti a disposizione dei punti vendita Aquamat.
Uno strumento progettato con una grande attenzione al dettaglio, perchè Aquamat vuole dimostrare una grande attenzione al cliente.
Articolo realizzato in collaborazione con la consorziata Edil Centro
In questo approfondimento trattiamo il tema dei dissesti stradali, un tema sempre “caldo”, sia per gli addetti ai lavori che per gli utilizzatori, ossia i cittadini, che spesso lamentano una scarsa manutenzione o il fatto che le strade sono “sempre piene di buche”.
Innanzitutto, cerchiamo di capire cosa si intende per dissesto stradale.
Il dissesto stradale: di cosa si tratta
Un dissesto stradale è un’alterazione delle normali condizioni della pavimentazione. Queste alterazioni possono riguardare sia la regolarità sia la continuità del manto stradale.
Alterazioni delle condizioni della superficie della pavimentazione Questa tipologia di dissesti rappresenta situazioni di alterazione delle normali condizioni della superficie della pavimentazione, generando, soprattutto, problemi di aderenza e rumore.
Alterazioni della regolarità della pavimentazione Questa tipologia di dissesti rappresenta situazioni di alterazione della regolarità del piano viabile, sia in senso trasversale che longitudinale. Queste alterazioni possono incidere significativamente sulla regolarità del moto di veicoli/ciclomotori e sull’efficacia dello smaltimento dell’acqua di pioggia.
Fessurazione della pavimentazione L’ultima tipologia di dissesti rappresenta situazioni di alterazione della continuità della pavimentazione a causa di fessure. Si tratta di alterazioni che incidono sulla qualità della pavimentazione percepita dagli utenti, sulla durata della pavimentazione e sulle condizioni di regolarità in quanto le fessure possono provocare la creazione di buche distacchi improvvisi.
L’usura del manto stradale rappresenta senz’altro un problema per la sicurezza di tutti: pedoni, ciclisti, motociclisti e automobilisti.
Maquali sono le cause di deterioramento della pavimentazione stradale?
Tra le principali cause, possiamo citare l’incremento del traffico e delle sollecitazioni dei veicoli adibiti al trasporto personale e commerciale, il maggiore carico dei mezzi, il trascorrere del tempo e alcuni fattori ambientali non sempre prevedibili, che vanno a concorrere al deterioramento delle sedi stradali.
Gli interventi di manutenzione: quali sono in sintesi
Per il sistema trasporti e per lo sviluppo infrastrutturale, risultano fondamentali gli interventi di manutenzione, la cui pianificazione deve essere adeguata e puntuale.
L’obiettivo degli interventi di manutenzione è quello di evitare che l’acqua penetri all’interno della struttura della strada. Per questo motivo, è necessario che lo strato più superficiale della strada, ossia il manto, sia sempre impermeabile e che vengano installati efficaci impianti drenanti https://aquamat.it/soluzioni/drenaggio/, che impediscono all’acqua di depositarsi ai bordi delle strade.
Il risanamento strutturale del piano stradale è normalmente volto a recuperare quanto più possibile la condizione della pavimentazione preesistente. Vi sono diversi tipi di interventi possibili:
il rifacimento totale, una scelta frequente quando si affianca ad un progetto urbanistico di miglioramento, che includa variazioni ed estensioni per sostenere un maggior volume di traffico;
la costruzione di strati supplementari (di materiale granulare e/o asfalto) sulla parte alta del manto preesistente: la scelta forse più semplice, soprattutto per le strade a traffico intenso, anche se nella maggior parte dei casi un aumento dell’innalzamento del manto può causare problemi di drenaggio e di accesso.
Il Consorzio Aquamat offre soluzioni per la manutenzione della pavimentazione stradale, ed è in grado di consigliare i prodotti più idonei, sia se si tratta sia di una riparazione rapida, sia per interventi di medio/lungo termine.
Nei magazzini delle consorziate Aquamat, inoltre, troviamo anche tutta una serie di articoli per il drenaggio stradale tra cui chiusini e caditoie in ghisa, sistemi di drenaggio e dispersione delle acque piovane, tubi ovb fessurati, tubi in PEAD corrugato fessurati.
Nel 2022, in Italia (e non solo) abbiamo osservato un livello di siccità mai vista prima, con dati molto allarmanti. Bacini di raccolta e laghi sempre più vuoti, torrenti e fiumi in secca, con impatti pesanti sulle colture, gli allevamenti e nelle città.
Questo scenario, che rischia di diventare cronico, ci porta a considerare l’acqua come uno dei beni più preziosi, da gestire e risparmiare con grande attenzione. Vanno in questa direzione le soluzioni per il recupero delle acque piovane ad uso domestico e residenziale.
Le analisi condotte sui consumi d’acqua pro-capite, infatti, mostrano come il risparmio idrico in casa sia percorribile in due modi.
Circa il 50% del possibile risparmio giornaliero di acqua riguarda l’acqua potabile. I metodi più efficaci sono quelli che sentiamo spesso:
utilizzare la doccia anziché la vasca da bagno.
tenere aperto il rubinetto solo per il tempo necessario.
effettuare i lavaggi in lavatrice e lavastoviglie solo a pieno carico.
lavare i piatti in una bacinella e usare l’acqua corrente solo per il risciacquo.
in bagno, scegliete uno sciacquone con lo scarico differenziato e doppio pulsante.
fate un controllo periodico chiudendo tutti i rubinetti.
e così via…
Il restante 50% d’acqua potrebbe derivare invece dal recupero dell’acqua piovana.
L’acqua piovana, infatti, può essere riutilizzata in bagni, WC, pulizie domestiche e della casa e per l’irrigazione del giardino, grazie a degli appositi sistemi.
Come funziona il recupero dell’acqua piovana
I sistemi di recupero dell’acqua piovana funzionano così: l’acqua viene raccolta, filtrata e conservata in apposite cisterne, chiamati serbatoi di accumulo, che possono essere da interro oppure esterni.
Ogni impianto è composto quindi da serbatoi di accumulo, filtri per tubazioni pluviali e pompa per il prelievo. I sistemi sono indipendenti da quelli che erogano acqua potabile.
I serbatoi hanno il compito di immagazzinare l’acqua raccolta, resistendo a intemperie, ossidazione e sbalzi termici. I filtri hanno il compito di ripulire l’acqua raccolta e farla fluire poi nelle tubazioni che la riportano all’uso.
I materiali utilizzati per i serbatoi per il recupero dell’acqua piovana
I serbatoisono utilizzati per lo stoccaggio di acqua potabile, acqua piovana, reflui e altri liquidi. Se ne trovano in commercio di diversi tipi: i più comuni sono quelli in polietilene e in cemento.
Il polietilene è un materiale atossico che evita lo sviluppo di alghe, rendendoli idonei al contenimento di acqua potabile. Il polietilene può sopportare elevati sbalzi di temperatura (da -20 a + 80 °C) ed è inerte nei confronti delle sostanze chimiche presenti nel suolo; inoltre garantisce che non si verifichino problemi di ossidazione e corrosione del materiale. I serbatoi in polietilene sono molto leggeri, così che risultano estremamente semplici ed economiche le attività di trasporto, installazione e manutenzione.
Il cemento è un materiale ad elevata economia di costruzione, e di grande rapidità e facilità di installazione. Il cemento garantisce la massima tenuta idraulica e un’altissima stabilità strutturale, trattandosi di vasche monoblocco.
Il dimensionamento dei serbatoi di accumulo
Quanto devono essere grandi i serbatoi di recupero delle acque piovane?
La scelta sulla dimensione dei serbatoi di accumulo per l’acqua piovana può dipendere da due fattori:
la quantità di acqua teoricamente cumulabile determinata dalla piovosità e dalle caratteristiche delle superfici di raccolta disponibili,
il fabbisogno annuo, ossia la quantità di acqua necessaria a seconda delle diverse attività svolte all’interno di un nucleo abitativo.
Il volume del serbatoio deve essere, quindi, proporzionato all’apporto di acqua piovana e alla richiesta di acqua di servizio.
La situazione idrica in Italia è davvero drammatica, tanto da sembrare un paradosso.
Da un lato siccità e aridità hanno accompagnato anche questa stagione estiva e gran parte del 2022.
Dall’altro, un’intensificazione di piogge “monsoniche” e “bombe d’acqua” che non riescono ad essere gestite e che provocano danni importanti a strade, viabilità e persone. L’ultimo triste episodio risale proprio a pochi giorni fa dove l’alluvione abbattutasi sulle Marche ha causato diversi morti e ingenti danni.
Il contenimento dell’acqua durante e dopo i fenomeni intensi sta diventando difficile; i sistemi di raccolta delle acque bianche vanno naturalmente in tilt, non essendo progettati per eventi di grande portata, sebbene oramai sempre più frequenti.
Cosa fare?
Tutti questi segni del cambiamento climatico, rendono impellente la necessità di gestire strutturalmente eventi rapidi e catastrofici.
Le soluzioni esistono e diverse città, anche europee, hanno affrontato il problema della la gestione delle acque con interessanti progetti in cui vengono creati spazi pubblici multifunzionali che, nel caso di inondazioni o forti piogge, si trasformano in bacini di raccolta e stoccaggio delle acque piovane.
La rete acquedottistica italiana
Nel nostro paese abbiamo una rete acquedottistica di oltre 500.000 chilometri che dovrebbe distribuire circa 8,2 miliardi di metri cubi d’acqua nelle nostre case. L’Italia, infatti, si presenta come uno dei paesi più idrovori d’Europa, con un consumo di circa 120-150 metri cubi d’acqua che vengono utilizzati in media da ogni famiglia in un anno.
Ma, a causa del deterioramento della rete stessa, una parte cospicua di questi 8,2 miliardi di metri cubi di acqua si disperde.
PNRR e nuove misure
Nel 2022 il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili ha assegnato 607 milioni di euro del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) a 21 progetti volti a ridurre le perdite di acqua potabile nella rete degli acquedotti. Secondo il progetto, entro il 31/03/2026 fine del 2024, circa 69.000 chilometri di condotte ad uso potabile verranno attrezzate di strumentazioni e sistemi di controllo innovativi per la localizzare e ridurre le perdite.
Questi interventi favoriranno una migliore gestione dell’acqua, riducendo gli sprechi e le inefficienze.
Questo è quanto dichiara il Ministro Enrico Giovannini: “Abbiamo concentrato le risorse su due filoni: la riduzione delle perdite di acqua potabile, indispensabile per assicurare un servizio essenziale per i cittadini, e il miglioramento della sicurezza dell’approvvigionamento idrico, per aumentare la resilienza delle grandi dighe esistenti e la loro funzionalità. Inoltre, gli investimenti sono stati accompagnati da una riforma, prevista dal Pnrr, del sistema di governance per assicurare la pianificazione degli interventi e da un nuove norme che consentiranno anche la realizzazione tempestiva degli interventi dei concessionari che gestiscono le grandi dighe”.
Il Consorzio Aquamat vuole riporre molta fiducia nei provvedimenti governativi in materia di reti idriche. Grazie alle misure che verranno adottate potrà partecipare attivamente al progetto grazie alle soluzioni che propone per il contenimento ed il recupero delle acque piovane, ma anche agli articoli per la gestione delle acque attraverso il sistema acquedottistico italiano.
La fitodepurazione è un sistema di trattamento delle acque reflue utile a ricreare artificialmente i naturali processi autodepurativi presenti negli ambienti umidi.
La fitodepurazione si basa sulla capacità degli organismi vegetali di assorbire i vari composti organici disciolti nelle acque. Questo vuol dire che la fitodepurazione è un sistema di depurazione che non richiede l’impiego di componenti meccanici complessi e ad elevato consumo energetico.
E’ una soluzione sempre più utilizzata dalle aziende che operano in questo settore, poiché garantisce degli eccellenti risultati con una grande attenzione all’ambiente.
Come funziona la fitodepurazione?
La fitodepurazione è un sistema naturale di depurazione delle acque di scarico costituito da un bacino impermeabilizzato riempito con materiale ghiaioso e vegetato da piante acquatiche e non.
In sostanza, quello che si fa è riprodurre artificialmente i naturali processi auto-depurativi degli ambienti umidi, mediante l’azione combinata delle piante e dello strato ghiaioso, al cui interno, al passaggio dei reflui, si formano dei microrganismi.
Le sostanze inquinanti che passano nel bacino subiscono una degradazione biochimica, grazie all’azione combinata di batteri aerobici che sfruttano l’ossigeno fornito dalle piante presenti.
Il pretrattamento nella fitodepurazione
Le acque che passano attraverso impianti di fitodepurazione necessitano di pretrattamenti, attraverso i consolidati sistemi per il trattamento delle acque reflue, come grigliatura, fossa Imhoff, disoleatori, ecc. Questo avviene al fine di rimuovere le sostanze particolate e le parti più grossolane presenti nei liquami in ingresso evitando intasamenti dei letti filtranti.
Ad esempio, in caso di fognature separate si dovrà utilizzare una fossa biologica (tipo Imhoff o tricamerale) per le acque dei servizi igienici, mentre occorrerà utilizzare un degrassatore per le acque saponose e di cucina.
Il pretrattamento migliora l’efficienza depurativa dell’impianto di fitodepurazione e ne allunga la vita utile.
L’importanza del substrato nella fitodepurazione
Il cosiddetto substrato drenante è il supporto in cui radicano gli organismi vegetali, come le macrofite emergenti e dove proliferano le pellicole batteriche che innescano le trasformazioni biologiche e chimiche di base, necessarie a depurare le acque di passaggio.
Il substrato dovrà essere realizzato in base alle caratteristiche di porosità e alla conducibilità idraulica che impatta sul tempo di residenza dei liquami. Solitamente, è preferibile utilizzare ghiaia non frantumata e sabbia lavata, oppure altri materiali equivalenti.
La depurazione delle acque, anche mediante il sistema della fitodepurazione, consente di ridurre l’inquinamento idrico e permette che le risorse idriche possano essere riutilizzate.
Per questo motivo, noi di Aquamat, crediamo moltissimo in questo sistema. Le consorziate Aquamat sviluppano e commercializzano i migliori tipi di impianti e tecnologie finalizzate ad una corretta gestione delle acque, e sono a disposizione per supportare ogni richiesta del cliente.
Impiegata in ambito alimentare, igienico-sanitario, ma anche nei processi produttivi di una grandissima quantità di settori, viene considerata la risorsa rinnovabile per eccellenza.
Ma come ben sappiamo, questa risorsa non è infinita e non è equamente distribuita sul pianeta, infatti più di un milione di persone non ha accesso all’acqua.
Questo è il primo dei grandi problemi legati all’acqua.
Per capire qual è il secondo, è sufficiente pensare ai fenomeni atmosferici degli ultimi anni che sono poco frequenti ma molto dannosi. In Italia, nel 2021 sono stati 602 i Comuni dove si sono registrati eventi climatici estremi (quasi +18% rispetto al 2020).
Allagamenti, frane, esondazioni, sono solo alcuni dei fenomeni che, oltre a provocare danni alle infrastrutture, al patrimonio storico e disagi alla normale circolazione, generano un importante flusso di acqua spesso difficile da gestire per le nostre reti fognarie. D’altra parte abbiamo assistito anche a lunghi periodi di siccità che vanno altrettanto gestiti.
Nei prossimi anni, in una prospettiva di cambiamento nelle precipitazioni stagionali, il rischio è di avere bacini di raccolta e laghi sempre più vuoti, torrenti e fiumi in secca, con impatti sulle colture, gli allevamenti e nelle città.
L’acqua è un bene prezioso: va gestita e questo deve essere un obiettivo primario per tutti.
Aquamat si pone da anni questo obiettivo, lavorando proprio in questa direzione, insieme ai professionisti del settore, i tecnici e gli enti pubblici.
Ogni consorziata è presente attivamente nel proprio territorio di competenza, disponendo di una serie di soluzioni per:
Come si ottiene la plastica e quali sono le sue proprietà
Da dove deriva la plastica?
La plastica si ottiene da agglomerati di particelle minuscole detti “monomeri”. Questi sono composti da carbonio e idrogeno e si ricavano dal petrolio e dal metano.
I monomeri uniti tra loro riescono a formare lunghe catene chiamate polimeri e da qui ha origine la resina sintetica, a cui vengono aggiunti coloranti e altre sostanze che servono a dare alla plastica le caratteristiche desiderate. Questa viene poi trasformata in granuli e polveri che diventano materia prima per la produzione di oggetti, tra cui tubi e raccordi che le consorziate Aquamat commercializzano.
Quali sono le proprietà della plastica?
La plastica gode di diverse proprietà che distinguiamo in proprietà fisiche, meccaniche e tecnologiche.
Proprietà fisiche
La plastica non si dissolve in acqua, quindi non è biodegradabile., e a temperatura ambiente rimane solida. E’ un materiale leggero e funge da isolante elettrico, termico e acustico. E’ impermeabile a liquidi e gas, dura nel tempo ed è resistente agli agenti atmosferici.
Proprietà meccaniche
La plastica ha una buona resistenza agli sforzi e alle pressioni.
Proprietà tecnologiche
La plastica si può lavorare facilmente a basse temperature industriali (attorno ai 150 – 200 °C ), viene descritta infatti come un materiale duttile e malleabile.
Come si lavorano le plastiche?
Le principali tecniche di lavorazione delle materie plastiche sono:
stampaggio ad iniezione.
stampaggio per compressione.
stampaggio per trasferimento.
estrusione.
calandratura.
spalmatura.
colata.
soffiaggio.
Quali tipi di plastica esistono?
Polietilene Tereftalato (PETE o PET)
Polietilene ad alta densità (HDPE)
Cloruro di polivinile (PVC)
Polietilene a bassa densità (LDPE)
Polipropilene (PP)
Polistirene o Styrofoam (PS)
Plastiche varie
Quali tipi di plastica tratta il Consorzio Aquamat?
Il Consorzio Aquamat commercializza tubi, raccordi, valvole, pezzi speciali, cisterne e serbatoi in Polietilene, Polipropilene e PVC.