Carenza di acqua e recupero delle acque piovane
Nel 2022, in Italia (e non solo) abbiamo osservato un livello di siccità mai vista prima, con dati molto allarmanti. Bacini di raccolta e laghi sempre più vuoti, torrenti e fiumi in secca, con impatti pesanti sulle colture, gli allevamenti e nelle città.
Questo scenario, che rischia di diventare cronico, ci porta a considerare l’acqua come uno dei beni più preziosi, da gestire e risparmiare con grande attenzione. Vanno in questa direzione le soluzioni per il recupero delle acque piovane ad uso domestico e residenziale.
Le analisi condotte sui consumi d’acqua pro-capite, infatti, mostrano come il risparmio idrico in casa sia percorribile in due modi.
Circa il 50% del possibile risparmio giornaliero di acqua riguarda l’acqua potabile. I metodi più efficaci sono quelli che sentiamo spesso:
- utilizzare la doccia anziché la vasca da bagno.
- tenere aperto il rubinetto solo per il tempo necessario.
- effettuare i lavaggi in lavatrice e lavastoviglie solo a pieno carico.
- lavare i piatti in una bacinella e usare l’acqua corrente solo per il risciacquo.
- in bagno, scegliete uno sciacquone con lo scarico differenziato e doppio pulsante.
- fate un controllo periodico chiudendo tutti i rubinetti.
e così via…
Il restante 50% d’acqua potrebbe derivare invece dal recupero dell’acqua piovana.
L’acqua piovana, infatti, può essere riutilizzata in bagni, WC, pulizie domestiche e della casa e per l’irrigazione del giardino, grazie a degli appositi sistemi.
Come funziona il recupero dell’acqua piovana
I sistemi di recupero dell’acqua piovana funzionano così: l’acqua viene raccolta, filtrata e conservata in apposite cisterne, chiamati serbatoi di accumulo, che possono essere da interro oppure esterni.
Ogni impianto è composto quindi da serbatoi di accumulo, filtri per tubazioni pluviali e pompa per il prelievo. I sistemi sono indipendenti da quelli che erogano acqua potabile.
I serbatoi hanno il compito di immagazzinare l’acqua raccolta, resistendo a intemperie, ossidazione e sbalzi termici. I filtri hanno il compito di ripulire l’acqua raccolta e farla fluire poi nelle tubazioni che la riportano all’uso.
I materiali utilizzati per i serbatoi per il recupero dell’acqua piovana
I serbatoi sono utilizzati per lo stoccaggio di acqua potabile, acqua piovana, reflui e altri liquidi. Se ne trovano in commercio di diversi tipi: i più comuni sono quelli in polietilene e in cemento.
Il polietilene è un materiale atossico che evita lo sviluppo di alghe, rendendoli idonei al contenimento di acqua potabile. Il polietilene può sopportare elevati sbalzi di temperatura (da -20 a + 80 °C) ed è inerte nei confronti delle sostanze chimiche presenti nel suolo; inoltre garantisce che non si verifichino problemi di ossidazione e corrosione del materiale. I serbatoi in polietilene sono molto leggeri, così che risultano estremamente semplici ed economiche le attività di trasporto, installazione e manutenzione.

Il cemento è un materiale ad elevata economia di costruzione, e di grande rapidità e facilità di installazione. Il cemento garantisce la massima tenuta idraulica e un’altissima stabilità strutturale, trattandosi di vasche monoblocco.

Il dimensionamento dei serbatoi di accumulo
Quanto devono essere grandi i serbatoi di recupero delle acque piovane?
La scelta sulla dimensione dei serbatoi di accumulo per l’acqua piovana può dipendere da due fattori:
- la quantità di acqua teoricamente cumulabile determinata dalla piovosità e dalle caratteristiche delle superfici di raccolta disponibili,
- il fabbisogno annuo, ossia la quantità di acqua necessaria a seconda delle diverse attività svolte all’interno di un nucleo abitativo.
Il volume del serbatoio deve essere, quindi, proporzionato all’apporto di acqua piovana e alla richiesta di acqua di servizio.
Il Consorzio Aquamat propone numerose soluzioni per il recupero delle acque piovane. Scopri di più nella apposita sezione e contattaci per qualsiasi informazione.
Credits immagini: Starplast, Vibrocesano